Nuove interessanti prospettive di business si aprono grazie allo sviluppo della Content Intelligence, che consente di valorizzare i contenuti digitali attraverso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. THRON, un’azienda italiana specializzata in Digital Asset Management, ha recentemente lanciato Contentintelligence.net, la prima community pensata appositamente per porre l’Intelligenza Artificiale al servizio dei contenuti digitali, per renderli “intelligenti” e migliorare di conseguenza la relazione tra brand e consumatori grazie alla condivisione di esperienze, conoscenze e competenze. Nicola Meneghello, Founder e CEO di THRON, ci ha offerto un quadro completo della situazione, evidenziando dinamiche e opportunità di un’evoluzione del marketing adeguatamente supportata dalle soluzioni offerte dalla tecnologia.
In che modo è iniziata la sua avventura di imprenditore e l’esperienza nel campo della Content Intelligence?
La mia storia inizia un po’ di anni fa con un’azienda fondata da me che si chiama THRON, specializzata in Digital Asset Management. THRON è un software, uno strumento che aiuta i marketers a massimizzare il valore del contenuto, all’interno del panorama di complessità proprio del marketing moderno. Grazie al supporto di software di intelligenza artificiale, è possibile comprendere e catturare gli argomenti principali e altre caratteristiche di qualsiasi contenuto, come i riferimenti emotivi, lo stile, il tono o il sentimento, per offrire agli utenti dei contenuti intelligenti, che abbiano cioè un senso ai loro occhi. Parliamo di uno strumento di controllo dell’efficienza e dei costi e al tempo stesso anche di raccolta dei dati, in modo da acquisire informazioni sugli interessi delle audience. THRON, insomma, grazie all’ausilio di un’intelligenza artificiale, consente di automatizzare tutti questi processi per ridurre al minimo l’effort delle persone e far sì che possano effettuare scelte in base a contenuti ottimizzati, che diventano di massimo valore. Rispetto al marketing tradizionale, oggi le aziende hanno le stesse risorse di prima per cui, dato l’aumento della complessità dei sistemi, poter contare su una gestione massimizzata diventa strategico. All’inizio il team dell’azienda era composto da una sessantina di persone: abbiamo portato il software in tutto il mondo fino a che, nell’ultimo anno e mezzo, il canale composto dai partner e dai clienti che avevano acquistato il prodotto ci ha chiesto un aiuto nella formazione per diventare data driven. Avevano bisogno di condividere informazioni ed esperienze che noi avevamo accumulato negli anni dal lancio del nostro tool, relative proprio alla Content Intelligence. A quel punto, Forrester, uno degli analisti di riferimento per il mercato delle soluzioni tecnologiche, ci ha posizionato nel panorama internazionale, cominciando a parlare di Content Intelligence in termini di tendenza. Allora abbiamo capito che era il momento di agire, per cui siamo entrati in contatto con l’editore Wiley per pubblicare il libro “Content Intelligence for dummies”. Tutti questi segnali ci hanno fatto capire quanto il tema della Content Intelligence stesse diventando strategico per le aziende, per cui era inevitabile cercare la modalità più giusta per condividere la conoscenze in maniera aperta.
Come è nata la community Contentintelligence.net, la prima ad utilizzare l’intelligenza artificiale per ottimizzare i contenuti digitali?
In base ai primi feedback positivi ricevuti dopo la pubblicazione del libro, ci siamo resi conto che era necessario compiere un passo ulteriore, così è nata la community, Contentintelligence.net, coinvolgendo tutti i player del settore interessati. Si è formato un gruppo di dieci persone che, in ambito nazionale e internazionale, lavorano per supportare, produrre content, aiutare gli autori esterni a preparare i loro contenuti. Abbiamo avviato una collaborazione con Startup Italia, per cui è stata creata una rubrica sul loro sito dedicata alla Content Intelligence. In breve, siamo diventati capofila sul tema a livello nazionale e internazionale e con la community stiamo lavorando giorno per giorno per migliorare, anche in base alle indicazioni che stiamo ricevendo, sia da parte dei professionisti del settore, sia dai semplici appassionati. A noi interessa la qualità, vogliamo ispirare e creare una hub digitale di contenuti e di informazioni che può essere utile alle persone, aiutandole a massimizzare il valore dei contenuti stessi.
La Content Intelligence può fungere da supporto concreto al business?
Secondo una ricerca di Forrester, il 73% delle aziende vorrebbe diventare data driven, ma solo il 29% di esse riesce a massimizzare i dati raccolti. Vuol dire che c’è tanta domanda, tanta buona volontà ma occorrono competenze. Noi non siamo un’accademia, ma abbiamo costruito nel nostro percorso una forte consapevolezza: tramite relazioni e networking, ci siamo resi conto di quanto sia importante mettere in comune le conoscenze, connettendo le persone e condividendo le esperienze. Questo offriamo alle aziende, consci di quanto possa essere strategica per loro un’opportunità di questo tipo. Dario De Agostini, CTO di THRON, ha partecipato come relatore alla Social Media Week 2018 di Milano, spiegando in che modo l’IA sia in grado di aiutare concretamente i marketers a ridurre i costi di gestione del marketing moderno.
Il futuro del business è data driven: dunque architetture come la vostra sono essenziali e la condivisione diventa fondamentale?
Assolutamente sì. L’Italia non è un paese sfortunato, occorre smettere di piangersi addosso: soprattutto nel settore tecnologico ci sono brand di grande prestigio e stiamo osservando dei trend molto positivi, con aziende che procedono in maniera molto rapida anche sul versante della Content Intelligence. Il continuo confronto con la realtà internazionale è importante, in Italia lo sviluppo del marketing è sempre stato forte: certo, sul lato del digitale, è vero, siamo partiti svantaggiati ma la realtà delle cose è che siamo un mercato in linea, soprattutto per quanto riguarda le competenze. Questo mi piace molto e sono contento che nel digitale non ci sia territorialità, la nostra esperienza di condivisione lo dimostra. L’informazione senza esperienza non conta niente. Il gap c’è ma può essere colmato, dobbiamo continuare a lavorare in questo senso.
L’entrata in vigore del GDPR in che misura influisce sulle dinamiche della Content Intelligence?
Il GDPR nasce per proteggerci dall’abuso dei nostri dati personali. Fino a ieri non c’erano regole, oggi, finalmente, una regolamentazione ufficiale è entrata in vigore per migliorare la situazione degli utenti. La Content Intelligence non ha a che fare con eventuali abusi, in quanto si tratta di dati che abbiamo già “in casa”: vuol dire che i contenuti sono miei e quindi decido di diffonderli liberamente. In termini statistici, parliamo di dati di prima parte e grazie anche al GDPR queste informazioni assumeranno ancora più valore, perché sono di proprietà e si possono gestire serenamente rispetto a dati di parti terze, il cui utilizzo deve essere giustamente regolamentato. I vari scandali sono nati dal fatto che i nostri dati fossero finiti su piattaforme esterne, senza nessun tipo di vincolo e senza che si potesse sapere come venivano gestiti. Nel caso della Content Intelligence, i dati sono miei, posso controllarli costantemente e sapere in maniera esatta il modo in cui vengono utilizzati: tutto questo sistema rappresenta una risorsa enorme.
Elisabetta Pasca